La mia Anima e il mio Spirito… in LUI


«In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!… E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Allora Maria disse: L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore».

(Luca 1, 39-47)

Nel Vangelo profetizzano per prime le madri, due donne con il grembo carico di cielo e di futuro, abitate da figli inesplicabili; due santuari del grande sacramento che è la vita.

Dio viene come vita.  Maria ed Elisabetta, la vergine e la sterile, entrambe gravide in modo «impossibile», annunciano che viene nel mondo un di più, che l’umanità da sola non può darsi.

Dio viene come gioia. Per due volte Luca ricorda che il bambino esulta di gioia nel grembo. In quel bambino l‘umanità intera sperimenta che Dio dà gioia, la terra freme per le energie divine che in essa sono deposte.

 Dio viene come abbraccio.  Il magnificat di Maria non nasce nella solitudine, ma in uno spazio dove si dà e si riceve affetto. Dio viene mediato da incontri, da dialoghi, da abbracci. «Benedetta tu fra le donne!» Benedetta sei tu fra le donne che sono, tutte, benedette. La prima parola di Elisabetta è una benedizione che da Maria discende su tutte le donne, che fiorisce su tutta l’umanità al femminile. «Ad ogni frammento, ad ogni atomo di Maria, sparso nel mondo e che ha nome donna» (G. Vannucci) vorrei ripetere la profezia di Elisabetta: che tu sia benedetta, che benefico agli umani sia il tuo frutto. Ogni prima parola tra gli uomini abbia il «primato della benedizione», sia una profezia reciproca, perché se non impara a benedire, l’uomo non potrà mai essere felice. Ogni prima parola con Dio abbia il primato del ringraziamento. Come fa Maria con il suo magnificat, che è il suo vangelo: non una nuova morale, ma la lieta notizia dell’innamoramento di Dio, che ha posto le sue mani nel folto della vita, «che ha fatto di me un luogo di prodigi, dei miei giorni un tempo di stupore». Maria usa i verbi al passato ma per dire che la speranza si realizzerà con assoluta certezza, che il futuro è certo quanto il passato. Che tutti i poveri avranno il nido nelle sue mani. Anch’io abiterò la terra con tutta la mia complessità, con la mia parte di Zaccaria che stenta a credere, con la parte di Elisabetta che sa benedire, con la parte di Maria che sa lodare, con la parte di Giovanni che sa danzare, portando in molti modi il Signore nel mondo, aiutandolo ad incarnarsi ancora. E forse sarà vera anche per me la parola: Benedetto sei tu perché porti nel mondo il Signore, come Maria