Da Francesco a Papa Francesco – Eterna è la tua misericordia


A Santa Maria degli Angeli, si sa, il 2 Agosto è una grande festa e la gente, sia del posto che da fuori, accorre sempre numerosa. Il frate che ha aperto la Basilica alle 6.15 ha trovato più di 250 persone che si erano già assiepate fuori dai cancelli per potersi confessare di prima mattina e poter così vivere la giornata del Perdono in grazia di Dio.

Sì, è vero, tutto l’anno si può ricevere l’Indulgenza della Porziuncola, ma quella di quest’anno è una ricorrenza del tutto straordinaria: nell’anno giubilare della Misericordia, aperto da papa Francesco, cade l’VIII Centenario della concessione dell’indulgenza da parte di papa Onorio III a san Francesco. I fedeli e i pellegrini hanno percepito l’importanza di questo evento di popolo e di fede e già dalle prime ore del mattino hanno affollato la Basilica per partecipare alle Messe. La Porziuncola è una Porta Santa sempre aperta in perenne Giubileo.

Il “Perdono di Assisi” è stato il primo perdono gratuito della Chiesa, considerato semplicemente dono del cielo. È, l’indulgenza della Porziuncola. nata ancor prima di quella classica del primo Anno Santo indetto da Bonifacio VIII nel 1300. All’inizio si chiamava “Indulgenza di Santa Maria degli Angeli”, poi divenne il “Perdono di Assisi”, grazia di misericordia annuale che rivoluzionò non solo le vie dei pellegrini, ma anche l’idea stessa di pellegrinaggio, oltre a sbaragliare la contabilità del peccato. Il motivo della concessione dell’indulgenza, gratuita, è oscuro. Tuttavia la notizia, anch’ essa incerta, dell’incontro tra Papa Onorio III e il Poverello, nella valle di Assisi, portò tutti a credere, con un effetto valanga impossibile da fermare, che Francesco chiese e Onorio concesse l’indulgenza annuale. Fino ad allora per ottenere l’indulgenza plenaria bisognava recarsi a Gerusalemme con grave rischio. Con il “Perdono di Assisi” tutto viene stravolto: niente denaro, niente armi, meno pericoli e più fede.

Fin dall’ inizio fu un sovvertimento, perché tutto nacque da un annuncio incredibile per l’epoca: «Voglio mandare tutti in Paradiso», sintesi netta e precisa della predicazione della misericordia di Francesco d’ Assisi. Forse san Francesco, quando chiedeva a Papa Onorio III il dono dell’indulgenza per quanti venivano alla Porziuncola, aveva in mente quelle parole di Gesù ai discepoli: «Nella Casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14,2-3).

Nel 1966, «ricorreva il sette centocinquantesimo anniversario della Porziuncola, in un clima in cui venivano messi in discussione aspetti della fede tra cui le indulgenze, Paolo VI volle sottolineare invece l’importanza del privilegio concesso alla piccola Chiesa di Assisi con l’epistola Sacrosanta Portiunculae. L’indulgenza non è “una via più facile con la quale possiamo evitare la necessaria penitenza dei peccati”, scriveva Papa Montini, ma essa è “piuttosto un sostegno, che i singoli fedeli, con umiltà, per nulla inconsapevoli della propria debolezza, trovano nel mistico corpo di Cristo”. E auspicava che la Porziuncola fosse “veramente luogo sacro per conseguire il pieno perdono e la consolidata pace con Dio”».

Come ha scritto il Vescovo di Assisi in occasione di quest’anniversario: “L’indulgenza – sia chiaro – è pura grazia. Nel dialogo ecumenico dobbiamo rassicurare i fratelli protestanti di questa nostra convinzione. Nessun’opera, da parte nostra, la potrebbe meritare. È dono gratuito di Dio attraverso la mediazione della Chiesa, corpo e sposa di Cristo, che quasi si concentra, con ardente implorazione, nel ministero del successore di Pietro («a te darò le chiavi del regno dei cieli»: Mt 16,19), presentando al Padre i meriti infiniti del Redentore, uniti a quelli che da Lui scaturiscono nella Vergine Maria e in tutti i Santi. Un vero “tesoro spirituale” dal quale la Chiesa attinge con autorevolezza sponsale e materna a vantaggio dei suoi figli. La grazia è dunque “garantita”, per così dire, dalla croce di Cristo! Ma pur sempre da accogliere nella logica dell’alleanza: Dio chiama, l’uomo risponde. Nessuna magia o automatismo. Di qui le condizioni che la Chiesa pone: pentimento, confessione dei peccati, Eucaristia, preghiere e gesti come – nel nostro caso – la visita alla Porziuncola. La condizione più esigente ed importante – e anche purtroppo la più dimenticata! – è l’impegno a contrastare qualunque attaccamento al peccato, anche quello veniale: la decisione, in sostanza, di tendere alla santità. «Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste»    (Mt 5,48).

Quest’anno anche Papa Francesco si è fatto pellegrino alla Porziuncola giovedì 4 agosto. Con la sua visita papa Bergoglio ha riconosciuto nel singolare privilegio concesso dai suoi predecessori a san Francesco una sorgente di misericordia. Davvero nella Porziuncola pulsa il cuore di Dio, come lui stesso ha detto». Per la sua catechesi il Pontefice ha scelto il brano del Vangelo di Matteo in cui Cristo chiede di perdonare settanta volte sette. È un testo amato dal Papa in cui al centro c’è la figura del servo a cui viene condonato dal re il suo debito ma che poi non usa misericordia. Ecco, chi sperimenta nella vita la misericordia di Dio ne deve fare dono ai fratelli.

“È difficile perdonare, quando costa a noi perdonare gli altri! Che grande regalo ci ha fatto il Signore insegnandoci a perdonare, o almeno la voglia di perdonare”, ha detto il Papa, a braccio, per spiegare che “quella del perdono è certamente la strada maestra da seguire per raggiungere quel posto in Paradiso”. «Perché dovremmo perdonare una persona che ci ha fatto del male? Perché noi per primi siamo stati perdonati, e infinitamente di più. La parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male. Precisamente come nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre Nostro, quando diciamo: ‘Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori’. I debiti sono i nostri peccati davanti a Dio, e i nostri debitori sono quelli a cui anche noi dobbiamo perdonare». «Pensiamo, in silenzio, alle cose brutte che abbiamo fatto e che il Signore ci ha perdonato», ha proseguito Francesco ancora a braccio: «È la carezza del perdono, tanto lontano da quel gesto: ‘me la pagherai!’.

“Quando siamo noi in debito con gli altri, pretendiamo la misericordia; quando invece siamo in credito, invochiamo la giustizia!…Non è questa la reazione del discepolo di Cristo e non può essere questo lo stile di vita dei cristiani, …Gesù ci insegna a perdonare, e a farlo senza limiti… Il mondo ha bisogno di perdono…In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo”. Lo ha detto il Papa, al termine della meditazione, in cui ha fatto notare come il perdono di cui san Francesco si è fato «canale» continua a «generare paradiso». «Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi».

«Andare al confessionale». È l’invito, pronunciato a braccio, a conclusione della meditazione alla Porziuncola. Destinatari dell’invito: i vescovi, i sacerdoti, i fedeli presenti, ma anche il Papa stesso. «Anche io ci andrò», ha assicurato, e subito dopo il discorso si è recato al confessionale, con uno dei «fuori programma» a cui ormai Francesco ci ha abituati. E lì ha confessato alcuni fedeli. «Anche io ci andrò – la frase del Papa – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme». «Il Signore ci dia la grazia di dire quella parola con cui il Padre non ci lascia finire», ha proseguito Francesco sempre fuori testo, facendo riferimento alla sua parabola evangelica preferita: «Quella che ha detto il figliol prodigo: ‘Padre ho peccato…’. Il padre gli ha toccato la bocca e lo ha abbracciato». «Ma, padre, ho paura di fare lo stesso», la possibile obiezione: «Torna!», la risposta del Papa. «Il padre sempre guarda la strada in attesa che torni il figliol prodigo. E tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia».

“Sempre perdonare”. «Non dimenticate: sempre perdonare!». È il congedo del Papa ad Assisi. Dal pulpito allestito all’esterno della Basilica della Porziuncola, proprio davanti all’infiorata allestita per lui dagli artisti di Spello, Francesco ha parlato a braccio, per congedarsi dalle migliaia di fedeli che lo hanno atteso, nonostante il caldo estivo, fin dalle prime ore del pomeriggio. «Vi ringrazio tanto della vostra accoglienza – il suo saluto – e chiedo al Signore che vi benedica. Vi ringrazio, per questa voglia di essere vicino. E anche non dimenticate: sempre perdonare!». «Perdonare dal cuore – ha proseguito Francesco – e, se si può, avvicinarsi di più all’altro. Ma perdonare, perché se noi perdoniamo il Signore ci perdona. E tutti noi abbiamo bisogno di perdono». «Qualcuno non ha bisogno di perdono qui? Alzi la mano!, l’invito rivolto alla folla prima di congedarsi, dopo due ore e mezza di permanenza: «E per favore, non dimenticatevi di pregare per me!».

L’invito caloroso di Francesco: “Voglio portarvi tutti in Paradiso” risuoni ancora forte per noi, e non sia solo un incoraggiamento personale, ma ci aiuti a pensarci tutti insieme in cammino verso il cielo e ad aiutarci a santificarci l’uno con l’altro.

Sr. Rosaria Carpentieri