… al tempo del Coronavirus


Gli auguri di Pasqua della custode maggiore nel tempo del Coronavirus

Stralci dalla circolare n3/2020 della Custode Maggiore sr Ester Pinca

A tutte le suore francescane alcantarine

“…viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori
adoreranno il Padre in spirito e verità:
così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano.
Dio è spirito e quelli che lo adorano
devono adorare in spirito e verità.”
(Gv. 4, 23-24)

Carissime sorelle,
viene l’ora, ed è questa…
Un’ora imprevedibile e difficile da vivere, un’ora che relativizza il comune sistema di vita…un’ora che viene per tutti contemporaneamente in ogni luogo, tutti i popoli del mondo uniti nella stessa sorte e nella stessa lotta. Viene l’ora… Anche la nostra fede vive questa ora e si mette alla ricerca del suo significato: è sotto i nostri occhi questa ricerca e nell’esperienza che viviamo come popolo di Dio e come consacrate nelle nostre fraternità…viviamo sentimenti contrastanti e confusi, oscilliamo tra il volerci rassicurare tenendo a bada il timore e la paura e l’incertezza profonda che viviamo quando siamo da sole e quando siamo insieme, attente a dire le parole giuste per custodire l’abisso dei nostri cuori!
E tutto questo accade nel tempo liturgico della Quaresima, attraverserà la Settimana Santa e chissà quanto del tempo pasquale che seguirà! Stiamo cercando il significato mentre gli eventi si succedono e si avvicinano a noi, imponendosi alla nostra attenzione in tutte le conseguenze presenti e future collegate allo tsunami del corona-virus…
Come consacrate stiamo anche cercando il modo giusto per vivere la nostra vocazione in questo scenario infido e terribilmente reale e veloce nel suo avanzare e ci sentiamo impreparate, ed è vero che lo siamo! […]
Questo tempo ci sta faticosamente facendo scendere più in profondità dentro di noi, perché nel nostro cuore possiamo ritrovare il senso ed il significato dell’incontro con Cristo, il Vivente, Colui che ha vinto la morte dopo averla attraversata. Sperimentare nella prova l’incontro con il Vivente! […] Una domanda ancora abita i nostri cuori…come prenderci cura degli altri? Come esprimere concretamente la nostra vicinanza, sostegno, supporto, ai tanti che soffrono?…In verità, ci sentiamo espropriate anche dei canali attraverso i quali normalmente passava il nostro essere “missionarie” e, a volte, non sappiamo come renderci utili. Veramente siamo in molte a non saperlo […]

Guardando nella nostra storia in questi 150 anni di vita, ricercando nelle cronache del nostro Istituto, le nostre sorelle vissero una situazione molto simile a quella che viviamo oggi, a fine ‘800, quando l’epidemia del colera colpì il meridione di Italia. Ci piace condividere in questo spazio la cronaca di quei giorni, tratta dal Diario di Fondazione.

LE NOSTRE SUORE AL LAZZARETTO DE’ COLEROSI

Nell’estate del 1887 volendo Iddio provare l’eroismo della carità delle nostre suore e a ben più alto compito chiamolle. Il morbo cholera asiatico che tanta strage aveva fatto nell’autunno del 1886 nelle Calabrie, nel Napolitano ed in quasi tutta l’Italia Centrale, ricomparendo nel vegnente anno in varie città minacciava estendersi in più vaste proporzioni e ripetere più fieramente la sua strage nell’estate del 1887. Nel Comune di Resina ove il flagello incrudeliva sempreppiù le nostre suore per sovvenire la classe dè poveri, che per la miseria era priva di quei mezzi igienici preservativi del morbo, installarono una cucina gratuita pè poveri e per quanti ne avevan bisogno, che a spese del Municipio, provvedesse di cibi sani tutti i bisognosi della città, che a migliaia accorrevano giornalmente alla detta cucina, ringraziando e benedicendo Iddio che in mezzo a tanta sciagura veniva loro prestato dalle suore tale atto caritativo, che durò per oltre due mesi. Anche in Castellammare di Stabia il morbo che da poche settimane serpeggiava lentamente cominciò a minacciare rovina e dilatatosi repentinamente il Municipio deliberò destinare fuori della città una casa, ove potessero trasportarsi gli appestati e ricevere tutti quegli aiuti che la medicina e la carità potevano lor dare. Ma a chi affidare la cura degli appestati? Chi mai avrebbe accettato tal pericoloso incarico? Si pensò alle suore Alcantarine e subito vi si mandò loro l’invito che sul momento accettarono.
Era la mattina dei 12 Settembre dei 1887 e la Ven.ma Sup.ra Magg.re Suor M. Agnese dell’Immacolata conducendo seco due altre suore: Suor M. Giuseppina del Sacro Cuore e Suor M. Eufemia delle Grazie si recò alla casa destinata dal Municipio pel Lazzaretto dè cholerosi. Un rustico casolare con due stanze anch’esse nude d’ogni mobile decente, alcuni vecchi pagliericci su trespoli, qualche sedia ed un tavolino completavano l’arredamento. Né tal nuda miseria, né il prossimo pericolo dei morbo fè loro desistere
dall’atto eroico di carità e immantinenti le suore, apprestando ai poveri infermi generosamente tutti quei conforti che facevano di mestieri cercavano con le parole della santa carità disporli a ricevere i santi sacramenti. L’Eccellentissimo Monsignor Vescovo Vincenzo M. Sarnelli si recava più volte al giorno a visitare il Lazzaretto per confortare gli ammalati e le povere suore, che alle parole del Santo Prelato sempreppiù s’infervoravano nell’esercizio della santa carità. Tutti gl’infermi furono muniti dè santi sacramenti e quelli che non poteron scampare dalla morte spirarono dando segno della loro rassegnazione e speranza in Dio. Quando fu sedato alquanto il flagello le suore si ritirarono contente d’aver corrisposto alla voce dell’ubbidienza e d’aver servito G.C. nelle persone degl’infermi. Si meritarono con ciò la predilezione di Dio, i ringraziamenti del Municipio e le benedizioni della città.

Ed ecco oggi, come allora, le nostre fraternità e le nostre sorelle si fanno prossime ai fratelli che più hanno bisogno, non rimanendo indifferenti, ma in ascolto del loro grido.

Dalla Comunità di Archi (RC)

Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri’ (cfr Gal 2,10) Dietro le parole di san Paolo riecheggia forte la voce di Papa Francesco che dall’inizio del suo pontificato e ancor di più in questo tempo di emergenza, ci sprona a non dimenticarci dei poveri, i quali a maggior ragione in questo tempo, potrebbero subire più di altri le conseguenze di questa grave pandemia. E proprio questo appello non ci ha lasciate in pace e da subito ci siamo interrogate su come continuare a camminare accanto ai nostri amici. Buona visione!!!

dalla Comunità di Maglie (LE)

#lacaritanonsiferma #loavetefattoame La nostra fraternità di Maglie continua a prestare la propria cura e attenzione ai piccoli di Dio attraverso il servizio della Caritas Idruntina,  preparando “i pacchi” alimentari e pur rispettando l’invito #iorestoacasa, con l’aiuto del servizio della Protezione Civile, riusciamo a “servire” con discrezione e puntualità, chi oggi,  più di ieri, si trova in situazione di precarietà e di difficoltà!!! Ringraziamo Dio per questa opportunità di servizio ai tempi del Covid 19 e per la  generosità di chi  sta meglio, che non è indifferente alla ritornello #nessunosisalvasalo!!!  

dalla Comunità di Porto Salvo – Castellammare di Stabia

“Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Papa Francesco

Le parole di papa Francesco danno voce a quanto l’umanità intera sta attraversando in questo tempo particolare di incertezza e di fatica. E se la pandemia da Covid-19 sembra aver spento i rumori, a volte assordanti, della nostra vita quotidiana, nelle nostre strade, nelle Chiese, nei luoghi di ritrovo, non ha silenziato, però, i cuori di chi è chiamato, ogni giorno, a porsi in ascolto delle necessità dei fratelli. Il blocco delle attività lavorative ha amplificato il disagio di chi si trova nella condizione di non poter più garantire ai propri figli neanche il necessario. È stato così che, nel centro antico della città di Castellammare di Stabia, precisamente nella Chiesa Santa Maria di Porto Salvo, ha preso forma un’iniziativa sorta attraverso la collaborazione di don Antonino D’Esposito (Parroco della Concattedrale Maria SS. Assunta), don Salvatore Abagnale (Parroco della Parrocchia Spirito Santo) e sr Lucia Benedetta Rabbito (Custode Minore delle Suore Francescane Alcantarine di Porto Salvo). Grazie ad un appello lanciato da alcuni laici, impegnati nelle realtà parrocchiali del centro storico di Castellammare, abbiamo, in poco tempo, assistito al nascere di una vera e propria rete di solidarietà, che ci ha permesso di farci prossimi, rispondendo concretamente alle richieste di aiuto di tante famiglie segnate dalla difficoltà. L’esperienza di carità fattiva, che stiamo vivendo, è resa possibile anche grazie al servizio instancabile del Diacono Antonino, di sr Michela Ester, sr Valeria Amata e sr Gabriella (che da casa sua ci sostiene con la preghiera), dei seminaristi Luigi, Silvio e Pasquale, di Concetta e Massimo e dei giovani Michele, Manu e Lelio.
La Chiesa di Porto Salvo, con la sua struttura circolare, in questi giorni sembra immagine di un grembo materno che sta accogliendo, nutrendo e consolando quanti bussano alla sua porta. La piccola opera, che si sta realizzando al suo interno, è segno concreto della premura che la Chiesa locale ha per i suoi figli. Ci guidano le parole del nostro Vescovo, Mons. Francesco Alfano, che risuonano per noi come un monito: “Al servizio degli altri … ecco come si vive la Pasqua del Signore! “.
Grati a Dio per quanto ci sta donando di vivere, affidiamo al Signore i volti di tutti i fratelli che abbiamo incontrato in questi giorni: di coloro che siamo riusciti ad aiutare finora (circa 300 famiglie del centro antico), e di tutte le persone che con la loro generosità hanno reso possibile tutto questo. Continuiamo a portare avanti questa opera lasciandoci accompagnare e sostenere dalle parole del Signore, che risuonano ancora più forti in questo tempo di Pasqua: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,14-15).


Rieti – ospedale da campo presso la casa di riposo S. Lucia

Sr. Cecilia Maracci, francescana alcantarina, insieme a sr. Teresa e sr. Ornella delle suore francescane missionarie di Assisi (dette del Giglio) in servizio a Rieti nell’ospedale da campo presso la casa di riposo s. Lucia, gestita dalle suore francescane di s. Filippa Mareri, stanno vivendo un ‘esperienza intercongregazionale, di cura e di assistenza agli ammalati. Le tre “volontarie ” sono ospitate presso il Monastero delle Clarisse Urbaniste di Rieti.